Tuesday, June 19, 2007

feel it all



a guardare Feist la prima volta ho pensato: "toh guarda, gainsbourg ha figliato ancora ma con la madre della cocorosie mora, magari al ricevimento di un matrimonio particolarmente etilico, magari dietro una siepe" e magari è andata proprio così. un pò di nascosto dev'esserlo stata di sicuro questa sveltina perchè alla ragazza piace parecchio giocare a quella che parla piano ma poi all'improvviso alza il tono e sbatte i pugnetti sul tavolo ma le viene anche un pò da ridere. In casa non va molto, il disco è evidentemente troppo diviso tra alti e bassi e le nuove utenze coinquiline si sentono sballottate, aspetto tempi migliori e lo schiaffo nell'ipod che mi serve in queste mattine fresche di corse su tram molto meno freschi, solo un paio di pezzi e gli altri li lascio per il dopocena. in questo video è ospite del ciccione straparlante con gli occhi storti ed il senso dell'umorismo marcio di turno, splendida occasione per ammirare dal vivo lei e la sua band costruita andando su e giù per qualche highway a strappare membri di country band ai loro furgoncini variopinti parcheggiati nelle aree di servizio, mi verrebbe da dire guardando le camicie; soprattutto il tizio con lo xilofono nella valigetta mi getta come fossi una fragrante madeleine nella tazza di latte della mia memoria ricordandomi che possedevo anche io uno splendido xilofono da viaggio in valigetta gialla e che mi fu regalato ad un compleanno x fra il nono e l'undicesimo, anni luce prima della pubertà che mi avrebbe costretto a nasconderlo per avere un minimo di street credibility, ma questa è un'altra storia.
c'è da dire che furono mesi bellissimi con il mio amico xilofono, suonato senza un minimo di criterio ma con un entusiasmo fuori dalla media, quel tipo di passioni che nel mio caso dura il tempo di allacciarsi una scarpa ma è bellissimo lo stesso; suonato a casa, suonato in cortile, suonato a scuola dove non avrei dovuto portarlo ma frignai talmente tanto che o mi uccidevano o mi dicevano di si. fu una stagione memorabile in cui pensai diverse volte di avere un enorme talento musicale da sfruttare ma soprattutto col mio strumento ero libera di esibirmi dove volevo con il privilegio di possedere un poshissimo contenitore per il mio talento al contrario dei bambinetti sottopeso che caracollavano afflitti dal peso delle loro orribili custodie da violino o flauto traverso, più di tutti disprezzavo i pianisti che non dovevano portarsi dietro nulla e giravano con le braccia nude per i corridoi della scuola senza neanche il conforto di una borsa a tracolla, barboni. se alle medie frequenti una sezione musicale ti capita di rimanere a scuola fino alle due a farti tirare i gessetti in testa dall'isterico insegnante di solfeggio: se hai una valigetta porta minixilofono la puoi usare come scudo umano contro di lui, contro le ragazze già mestruate che ti molestano in cortile perchè assomigli ancora troppo ad astroboy e contro la noia dei lunghi pomeriggi in soffitta in una casa troppo affollata per essere misteriosa.
anni dopo le ragazze già sviluppate mi troverebbero ancora troppo androgina ma grazie a dio o chi per lui la stagione dei body da non è la rai è finita ed avevo ragione io, l'insegnante di solfeggio se lo incontro non mi saluta perchè dopo che ha fatto coming out si vergogna anche della sua ombra e la mia casa è affollata si ma meno noiosa d sempre e non mi devo più nascondere, finalmente.
lo xilofono giallo è come il disco di Feist: croccante e soffice a seconda, divertente, fosse una gonna sarebbe a balze, molto giallo e di poche pretese, da tirar fuori in caso di, non sarà mai una brutta sorpresa.

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