Monday, July 16, 2007

a bunch of daft punk-piramide di paura


La spinta propulsiva per la trasferta al traffic è stata sicuramente la piramide, si lei.
l'abbiamo aspettata per dieci anni mentre toglievamo i piercing e ci facevamo ricrescere i capelli, adesso che siamo più leggeri di prima siamo pronti a guardare dritto nelle visiere più fumose del mondo ospiti nella città italiana che di piramidi se ne intende, soprattutto da qualche anno a questa parte da quando si è deciso che l'etichetta di triste cittadina del nord ovest cominciava a diventare un poco stretta e che forse era possibile inventarsi uno, due, tre eventi sparsi durante l'anno per ballare di più, pagare di meno e fare contenti anche i pizzicagnoli sabaudi che si vedono scoppiare le casse; Torino è un posto strano per molti versi e forse il traffic è solo la coda di una serie di cose che la rendono diversissima dallo stereotipo di noiosa città nobiliare popolata di ricchi adolescenti con la golf, il colletto alzato e la louis vuitton da sciura, o meglio esistono anche loro ed erano davanti a me a perdere dieci kg in sudore nella folla oceanica della pellerina, per tutti e tre i giorni.
l'altra spinta sono i miei cari vecchi amici terroni le cui skills vanno dal portarti la valigia fino in stazione anche se non vuoi al presentarsi con un regalo "coltivato in casa" che ti impedirà di ricordare il tuo nome per il resto della serata.

è giovedi, arriviamo sopra il fiume a posare lo zaino all'ostello nazi ( dove la mattina dopo verremo svegliati da un altoparlante e capiremo che siamo troppo vecchi per fare gli scout) e fuggiamo in direzione Pellerina a bordo della pratica navetta che fa la spola con il parco e viceversa, ad attenderci la via della salamella, ovvero un corridoio di trecento metri abitato ai lati da una cinquantina fra paninari zozzi e soci, uno in particolare sfoggiava sulle ante del furgone una gigantografia della arcuri e prometteva panini "ben farciti", alla faccia della dieta indie; in pochi minuti mi ritrovo una birra ghiacciata in mano e le prime sudarelle da ballo nella folla ben fomentate da James cicciopasticcio Murphy che, dopo un tre quarti d'ora molto divertenti ci informa che i daft punk "arriveranno fra poco scendendo dal cielo". . e come non credergli, dopo tutto questo tempo e il primo cordiale rinvigorente potrebbe anche dirmi che ci imporranno le mani facendoci crescere un pene sulla fronte e a me andrebbe benissimo.
Arrivano, o meglio, arriva: la piramide è un muro di laser e led che lampeggiano alla velocità delle nostre palpebre ultra sollecitate, gli automi in nero compaiono dietro la consolle e premono IL bottone: un'ora e mezza scarsa di qualcosa che conoscevamo molto bene ma che in questo mare di gente che suda, urla e tenta di ballare muovendo anche solo la falange del mignolo diventa meraviglioso ed abbagliante; li abbiamo visti da vicino e sarà utile a farci dimenticare le due tenere fototessere pubblicate nella pagina di wikipedia: le facce paffute e lentigginose di due ventenni francesi. ora è d'obbligo la salamella ritemprante e la corsa verso la sciarpetta di apparat che sventola ai murazzi, dentro un jam strapieno dei soliti appezzi più un centinaio di turisti da traffic, tutti a sudare come cammelli cercando di non perdere la drink card.
il venerdi comincia con l'odissea dell'ostello nazi che, partner del traffic, pretende che alle dieci le camere vengano sgomberate per essere pulite..peccato che, dopo un'attenta analisi, siamo probabilmente gli unici avventori interessati al festival (e sopra i 20 anni anche), gli altri occupanti sono perlopiù turisti biondissimi e imberbi che bevono vino rosso in terrazza alle 4 del pomeriggio e fanno si cambiano con la porta aperta.
ci avventuriamo nella canicola e in via po introduco gli altri al mitico panzerotto de "la piramide", focacceria zozza ma d'effetto, asciugare la sera prima, nutrirsi e rimanere in tema non è mai stato così facile...saliamo sulla terza navetta di fianco a dei bergamaschi che urlano "gnariiiiiiiii" dal finestrino ai semafori e piombiamo di nuovo sulla spianata affollatissima; art brut n.p. ma c'era una aperitivo da fare in piazza vittorio e comunque temo non ci siamo persi nulla, i coral fanno decisamente pena con le loro polo sporche di forfora tardiva e l'entusiasmo sotto le scarpe, senza cattiveria possiamo dire che se non avessero neanche dato il contentino di "in the morning" in parecchi sarebbero andati a cercarli a casa..davanti a me una doppia coppia dei famosi "adolescenti ricchi" di cui sopra è veramente entusiasta, uno dei due maschietti suona probabilmente in un gruppo e si scambia sbrodolate tecniche col compagno mentre le fidanzate saltellano battendo le mani, caschetto d'ordinanza e catenina della cresima lo fanno assomigliare molto al più fortunato coetaneo sul palco, forse è per questo che la biondina davanti a lui lo premia con chilometri di lingua..gli arctic monkeys suonano come disperati e ridono, ridono tutti come se al bassista si fosse incastrato il pisellino nella cerniera, così senza motivo, ridacchiano e suonano come le belve mentre indomiti venditori di becks tentano di fracassarci i piedi trascinando in mezzo alla folla enormi frigoriferi improvvisati bestemmiando in salernitano; adesso capisco perchè la signora turner osteggia il dating di suo figlio con kate moss: questo qua appena smette di schiacciarsi i brufoli se la trova da solo la fidanzata, eccome.
la seconda sera di muri è sempre apprezzata ma meno clubbistica, c'è raiss che semina reggae infilato dentro un improbabile gessato ma basta uno degli scorrettisimi cocktail di Giancarlo per rimetterci in pace col mondo farci pesare meno le gambe.
far una cosa e l'altra cominciamo a notare un'abitudine a noi meneghini sconosciuta: qui le ragazze più carine portano stivali di pelle bassi e shorts come novelle kim gordon, quelle brutte o grassocce compensano con la versione scamosciata e moscia..appoggio la prima versione anche se mi getta in un incubo grunge senza ritorno.
se vedessimo uscire dal plastic un fricchettone, un indie e un bocconiano in quest'ordine penseremmo ad una barzelletta di cattivo gusto; qui succede, non si parlano fra loro ma rimediano tutti dallo stesso marocchino.
il sabato è il family day: se uno ci mette 40 minuti ad attraversare la folla per andare in bagno e si scontra solo con passeggini e papà coi pargoli sul collo qualcsa deve voler dire, a parte anthony (meraviglioso nel suo assomigliare metà a daniel johnston e metà a renato zero) battiato ha richiamato tutti gli over 35 della provincia torinese e i subsonica tutte le loro sorelle minori, compresa la nostra coraggiosa quasi diciottenne che per tre pezzi di samuel si è sparata 2 ore e mezzo di transenne dritte nello sterno, ma ne varrà la pena come racconterà davanti all'ennesima salamella.
aspettiamo che la folla biblica si disperda e acchiappiamo una navetta semivuota fino all'ultimo scampolo di murazzi, chiudiamo la tre giorni torinese con sdruso riflessivo seduti al moletto di giancarlo, pensiamo che nonostante la dieta porcina, l'ostello nazi ed il caldo tagliagambe è stato tutto incastrato a dovere, che ci siamo proprio divertiti qua sotto la mole, che non c'è bisogno di fare paragoni tristi con la nostra milano "grande e puzzolente e cara" perchè sinceramente noi il traffic non ce lo possiamo permettere, una roba come i murazzi non ce l'avremo mai e va bene così, che chi vive solo di paragoni in fondo non ha voglia di cambiare nulla, che ognuno trova il suo di modo e questo è il modo di torino che ci ha messo tanto tempo a scrollarsi di dosso la nebbia e la noia e la fiat che ti ammazza, ma ce l'ha fatta e alla grande, applausi.
sulla salita a novanta gradi verso il letto ho la visione definitiva probabilmente ispirata dalla piramide: la pizza alla bagnacauda della Dentera, provare per credere.

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