Thursday, March 8, 2007

Maybe Dead Maybe Alive



Stasera nella mia città suonano i Klaxons, arriverò tardi, vendo il sapone prima.
stasera nella mia città decine di giovani pettinati come se portassero da 3 giorni il caschetto di sicurezza della bici correranno composti ma festanti in XX marzo per accogliere i beniamini del new rave. new rave, neu rave? (il tedesco fa sempre tanto kraftwerk)..magari new wave...ma rave proprio no. tre tizi vestiti di saette che lanciano urletti gai su basi quadrate e intelligenti stanno ai rave come il seitan alla fiorentina. per carità, il disco è divertente e gira sul mio stereo da stamattina con discreti loop su golden skans e magick, ma è un ascolto da pulizie, da metropolitana quando non ti puoi sedere, da spesa al gs..non certo un viaggio metafisico verso il centro pulsante della terra. d'altronde credo neanche loro intendessero questo, e va benissimo così, il divertimento cura..cura quando hai qualcosa da risolvere però.
stasera nella mia città decine di giovani con gli occhiali a farfalla si confonderanno le idee pensando di andare a vedere qualcosa che ha a che fare con i rave e invece da parente ai television, al limite.
il problema è che il fan medio dei klaxons negli anni 90 aveva 11 anni e saltava la corda nei cortili invece di partecipare alla grande adunanza chimica dello smile, e il fatto che la club culture non si impari al london loves viene semplicemente ignorato.
certo non si riduce tutto a due pasticche sotto la lingua ma sarebbe vigliacco negare il peso enorme che il sintetico ha avuto nel formarsi di questo grande abbraccio che ha prodotto per dieci anni musica, persone, eventi e chilate di (e non vorei dirlo ma devo) conrocultura; tutto ciò ha avuto-ed ha-un significato per milioni di persone.
sarebbe vigliacco negare il peso della psicotropia anche in generale: c'è una certa differenza fra la chicca venduta davanti al number one e la mescalina di huxley, una distanza misurabile in anni luce, una distanza che consente a chi la ignora di semplificare tutto e tutto condannare, perdendosi il lusso di acquisire un altro punto di vista, su tutto.
stasera nella mia città, dopo aver finito di vendere il sapone, vado a vedere da vicino individui che non hanno mai indossato delle buffalo prendere sul serio una batteria elettronica che piacerebbe molto anche a me, se solo fosse cinquanta volte più forte. daltronde ai rave le ballerine si squarciano, provare per credere.

"The man who comes back through the Door in the Wall will never be quite the same as the man who went out. He will be wiser but less sure, happier but less self-satisfied, humbler in acknowledging his ignorance yet better equipped to understand the relationship of words to things, of systematic reasoning to the unfathomable mystery which it tries, forever vainly, to comprehend."
A. Huxley

4 comments:

Anonymous said...

"vado a vedere da vicino individui che non hanno mai indossato delle buffalo prendere sul serio una batteria elettronica"

preziosa.

ciao, h.

Anonymous said...

ma riesco a scrivere finalmente in questo posto?
O_o

cmq serata difficile.
non so come abbia fatto a sopravvivere al pubblico.
era troppo. davvero troppo.

Anonymous said...

Ma tipo tirarsela di meno dalla posizione "io negli anni 90 c'ero e voi non sapete di cosa parlate" e andarsene affanculo? Quanto snobismo mio dio. Non sopporto chi fa finta di fare ironia ma intanto, in realtà, si prende pesantemente sul serio. E vabbé negli anni '90 ti sei mangiata chilate di paste. E allora? Io non me ne vanterei...

Dafne said...

E io non mi vanterei di lasciare commenti anonimi, stronzo/a. L'ironia evidentemente ti è ignota.