Wednesday, May 30, 2007











"l'articolo parla di che cosa mangiare per attenualre gli effetti del jet lag"....(un valium, penso io, e invece non è MAI così semplice. soprattutto se intorno a te ci sono solo donne in premenopausa ed in piena dieta da fame express pre estate, inutile peraltro.

ecco alcune perle, partendo dall'alto:
°1 "la mia carta da parati è talmente brutta che spero di non svegliarmi mai più, specialmente se penso che ho bevuto 10 gin fizz e il plasil non è più un farmaco da banco."
°2 "si, mi mantengo giovane collezionando amanti venticinquenni e mangiando carne di dobermann mentre bevo dal mio graal personale. ah, e portando la frangetta"
°3 "io il jet lag non l'avrò mai perchè sono così fisicamente ridicola che nessuno mi porterà mai da nessuna parte e preferisco morire davanti al pc strozzandomi con questo tramezzino ipocalorico"
°4 "noon faccio sesso da un sacco di tempo e sono depressa. ma quando questa sveglia suonerà e le sue campanule comincerannoa vibrare a dovere...mhhh..."
°5 "la mia terra natale, la cambogia, è stata praticamente rasa al suolo. per r cui se voglio fare un coffeee break come nei miei telefilm preferiti devo disegnare dei cartonati come quelli di art attack."

Sunday, May 27, 2007


Ecco, adesso è tutto chiaro...

Friday, May 25, 2007

quero morrer no carnaval

la champions league è un argomento che scotta, da queste parti. c'è chi ha deciso di sfidare gli scioperi alitalia rischiando un viaggio omerico per andare a sudare all'olimpico ateniese, chi se ne frega e sbuffa per il caos, chi la usa come scusa per un seratone fantozziano a birra, divano e frittatone. lavoro fino alle 21, intorno a me tutti si agitano e da dietro il monitor spiano di sottecchi il piccolo televisore nell'angolo, sospirando mentre le squadre entrano in campo, vic fa la spola fra il microfono e le telefonate col padre milanista d'antan che promette megaschermo e tagliatelle ai gamberi. aspetto tranquilla il tram che mi porta dagli amici in assetto partita, già i primi motorini, poco scaramantici, sfrecciano con adolescenti rossonero vestiti e strombazzanti a bordo; la città fantasma è popolata solo di donne: donne che fanno aperitivi, donne che passeggiano sbafando gelati in via boccaccio, donne ovunque..solo ad un tavolino del banghrabar noto una coppia ma saranno al primo appuntamento di sicuro, lei beve cocacola e lui è impacciatissimo, probabilmente lanciato in sms calcistici acrobaticamente segreti. in ventudue marzo è il deserto e sembra quasi american beauty con le buste del gs che volteggiano sulla strada umida e vuota.. in casa mi aspettano le heineken e le pizze calde, mentre il temporale estivo bagna i gattini sul balcone il milan vince senza entusiasmo un liverpool ridicolo e scoppiano i primi boati da vittoria. finite le birre e il momento samba usciamo nella festa popolare per ficcarci in un rolling stone che se avessero vinto gli inglesi sarebbe stato identico, forse con 50 persone in più ma nient'altro, d'altronde siamo in italia e, come si dice dalle mie parti "la figa è la figa ma il pallò è il pallò" .

dodici ore dopo milano è un fiorire di balconi rossi e neri, il meglio lo vedo in via farini dove un entusiasta ha messo entrambe le bandiere, inter e milan, entrambe enormi, bah. al lavoro dieci persone sfidano il caldo cambogiano ed i cali di pressione indossando acrilicissime t-shirts di maldini e kakà, a braccia alzate corrono qua e là urlando cose incomprensibili, piccole schermaglie da nulla con i cugini e i tristi gobbi che non riescono a stare zitti nemmeno con 40 gradi. si fanno le ventuno e mi fiondo fuori dalla bolla d'aria condizionata verso del pesce crudo ristoratore, salto sull'1 fino a cadorna e aspetto il 27, al solito in ritardo megalitico; una ragazza si avvicina e i chiede se ci sia un mod più veloce per arrivare al rolling stone, suonano i violent femmes ed un amico la aspetta coi biglietti fuori. cazzo, i violent femmes, sapevo che mi sarei scordata, mi consolo pensando che due giorni di seguito al rolling stone non li avrei retti di sicuro e che sto diventando troppo vecchia per stare in piedi a sudare in discoteca tre volte a settimana..all'altezza del duomo l'autista esce dal gabbiotto e si scusa: il champions corteo iniziato alle 19 è ancora bloccato qua ed i tram non riescono a passare quindi tutti a piedi. la gente sbuffa, mentre le sciure prendono di petto la faccenda improvvisandosi podiste i signori preferiscono polemizzare con lo stanco autista, probabilmente sono juventini pure loro. io sto seduta e zitta, la mia amica del concerto pure, siamo premiate e il 27 riparte in battuta mentre le ultime bandiere sfilano via. nelle prime file siede sempre un tipo strano, lo vedi che non ci sta tutto però sembra innocuo, va avanti e indietro nel corridoio del tram con uno zaino in spalla e ci conta mormorando qualcosa, chissà perchè gli piace questa linea e i passeggeri non ci fanno caso. all'improvviso si ferma nel sedile di fianco a noi, si mette a scrivere qualcosa su un foglio e lo passa alla mia compagna di viaggio "mio numero!" esclama, "chiamami", lei attonita lo accetta con un sorriso. "anzi dammi il tuo dai, quanti anni hai?" si avvicina sempre di più e a stento riesce a stare in piedi sul tram che caracolla lento nel suo percorso alernativo anti corteo, lei è imbarazzata ma gentile "no no ti lascio la mail dai, il cellulare lo uso pochissimo", lui la fissa sudando e implora "daaaiiiiiiii", il mio sopracciglio sinistro è ormai cementificato nella posizione "perplessità". all'arrivo in ventidue marzo lei si accorge che scendo anche io, mi prende più o meno sottobraccio e ci salutiamo mentre il tipo attaccato al finestrino saluta muto il suo amore impossibile. c'è la fila alla cassa, pubblico adulto e nerovestito, composto al contrario delle decine di motorini che continuano ad impazzare sulla strada fra bandiere e magliette, sembra non si siano mai fermati da ieri, come l'orsetto della duracell. "ma ancora stanno a rompere i coglioni?" una sciura dietro di me è fortemente indispettita, tutto questo smog le sporcherà il bucato steso..
fra clacson e fischietti mi infilo al ristorante stupita di essere così gobba e così poco irritata, sarà la fame. dovrò aspettare altre dodici ore per inasprirmi seriamente:

Letizia Moratti felice. Inter e Milan in festa, una soddisfazione anche per il sindaco della città, Letizia Moratti: "Sono felice per il Milan, sono felice per l'Inter, le due squadre sono in questo momento al centro del palcoscenico nazionale ed europeo e quindi anche mondiale. E' un grande successo per Milano - ha concluso - è la capitale del calcio".

ok la champions al milan, ok il contentino agli interisti...ok tutto, ma la felicità di Mestizia Moratti no! no eh!

Wednesday, May 23, 2007

e lo stuolo di bardi pazzi che si aggira per milano in calzamaglia? no, ne vogliamo parlare? la vogliamo girare sta frittata? sono questi gli uomini di cui ci innamoriamo, come direbbe qualcuno?

"non mi piace il cazzo, per carità vai via con quel cazzo. è per questo che il mio tento di ucciderlo indossando skinny jeans taglia 38. il cazzo non è arty. il cazzo non ha la frangetta."

keywords #1






le parole chiave sono il mio nuovo sollazzo mattutino, oggi è il turno della medicina e del pronto soccorso fai da te prima di partire per le vacanze.
keywords: medicina, pronto soccorso, possibili interpretazioni::
°1 madri punk brutte, ricordate quella sera in cui avete scambiato il nuvaring per la guranizione del vostro furgone volkswagen da rave? ecco...
°2 questa donna tienen in mano l'oggetto del desiderio del popolo del thc..il pillolone in alluminio, pratico, elegante e coloratissimo. meglio degli occhiali a cannuccia comunque.
°3 zoofilia? terapie new age? gli sta infilando un termometro in culo? bah... quel gatto comunque ha paura, e parecchio.
°4 peppepe-pe-pe-pe peppe-pe-pe-pe -pe...!!!!!!!!!
°5 ambulanza canina? il driver degli ubriachi in inghilterra?? rottweiler a domicilio? nel senso che lo chiami e viene a sbranare un figlio che non ti puoi permettere?
e mi fermo qui, per ora.

Tuesday, May 22, 2007

http://http://www.tgcom.mediaset.it/spettacolo/articoli/articolo362854.shtml

è finita...adesso vado a comprarmi delle timberland e mezzo chilo di cocaina. se ne parla pure il tgcom è ufficialmente peggio degli anni 80...

double standard

non si può continuare così. una doppia vita è difficile da gestire: complicata, tentacolare, piena di insidie e di gaffes a secchi pronte dietro l'angolo della tua distrazione. non si può continuare così...mezza giornata utente mac e l'altra mezza incatenata ad un pc; mentre fra le nove e le due il mio mondo è pulito, liscio ed inappuntabile nel pomeriggio si trasforma in una specie di banlieu sporca e chiassosa coi tasti unti di pizza..mentre dalle prime ore del giorno posso sentirmi una libera professionista libera anche di aprire SCHEDE invece che pagine, libera di sopvrapporre finestre agile come tarzan, parlando la lingua delle scorciatoie da tastiera...poche ore dopo giaccio sporca e sudata sul pavimento di una cantina umida con milioni finestre sozze ed unte, indistinguibili, disordinate..ammorbata dall'orribile logo di explorer che mi ricorda ogni minuto la mia sudditanza, anche professionale, attaccata ad un mouse antidiluviano privo di microsfera rotante al centro, come una palla al piede.

l'utente mac viene pagata profumatamente, la schiava pc sfruttata come i pescatori di perle della micronesia, quello che a sei anni gli viene un embolo sott'acqua. la prima di giorno si nutre di salmone alla piastra e patate arrosto, la seconda sbafa piadine unte consegnate dallo strappone indie all'angolo..entrambe però rimarranno giovani in eterno: l'aria condizionata in tutti gli uffici di milano è settata poco sopra i 13 gradi...i nostri figli non dovranno mai pagarci la pensione: non ne avremo mai una e non moriremo mai.

Monday, May 21, 2007

in the navy-quote of the week

C: "nooo su you tube c'è il video della carrà che canta in the navyyyyyyyyy"
L: "oh cazzo...ma perchè non hanno mai fatto una join venture artistica fra cher e la carrà? sarebbe stato apocalittico!"
C: "si ma sarebbe stata anche la cosa più gay friendly dell'universo..."
L: "quasi pericoloso...in un minuto 56 milioni di italiani diventano tutti froci!"

Friday, May 18, 2007

smells & peacocks


Il precariato a volte non è male, davvero:
"che lavoro fai?"
"mah...il precario!"
"uh e che fai di bello?"
"viaggio moltissimo"
ed è vero. un giorno sei qui, domani non lo sai. bus, navette, passanti e tram notturni, ormai ho preso tutto, nel senso buono, anche perchè fosse stato quello cattivo sarei già nel quadro dirigenziale.
Una bella mattina di aprile mi offrono una breve collaborazione in un settore che mi interessa, appena fuori milano.
"si, c'è il bus navetta, è comodissimo"
e in effetti lo è, la grand milan che gira è puntuale e pulita, anche se parte da lambrate.
il bus è bello pieno: ragazze con gli occhiali che assomiglino molto alle mie isteriche e cielline compagne di liceo si siedono nelle prime file mentre dietro si sparpaglia una falange più fricchettona e scomposta, con la maglia fuori dai pantaloni per intenderci; quasi tutti leggono, d'altronde allo spaccio aziendale i libri costano la metà ma forse non è solo per quello. in venti minuti attraversiamo l'ultimo scampolo di città prima di arrivare dalle parti dell'idroscalo, stanno montando il palco del miami, sembra, o forse è miss padania chi lo sa .

"uhh montano un palco, faran qualcosa, sicuro"
"si mi sa come l'anno scorso, le musiche rock, i ragazzini, sai..."
"ahhh si...le musiche. che bello"

guardando da lontano un enorme lingotto riempie la vista: sembra quasi sospeso ma pesantissimo, tutto intorno alberi e laghetti. il bus si ferma e bisogna scendere per farsi riconoscere, gli sconosciuti non entrano qua, il cielo è scurissimo, bisogna sbrigarsi o attraversare il parco sotto uno scroscio immane. la seconda che ho detto, in un attimo le cateratte si aprono e viene giù tutto mentre oche, cigni e pavoni mi rincorrono sul granito bagnato, urlando. visto da vicino il lingotto è la cosa che più assomiglia all'overlook hotel, se non altro per le tappezzerie: la gigantesca struttura marrone ospita 5 piani di open space, moquette marrone bue e controsoffitto di lamelle metalliche a formare un meraviglioso pattern retrò. la luce si riflette sui g5 bianchi che campeggiano su TUTTE le scrivanie e nei bagni arancione fanta ci sono gli armadietti con le chiavi per lasciare l'occorrente al cambio pre ritorno a casa; mi siedo nel mio boxino verde e comincio a lavorare mentre di fianco a me squillano enne cellulari e tutti gridano parole come produzione! set! baguette! sovrappeso! impotenza maschile!
scendo a pranzo, si è fatta l'ora: una faccia amica mi guida attraverso l'enorme mensa con 5 ristoranti, anche quello vegetariano, un inserviente schiaccia per me sulla grliglia un trancio di salmone grande come un neonato e me lo porge sorridendo. è tutto gratis con il bagde del potere e allora prendo anche il budino, cazzo. appena fuori dalla mensa un cortile circolare ospita delle pratiche panchine in granito e, uno spaccio sottocosto, un'edicola sottocosto ed un bancomat, i pavoni girano liberi e in calore, dicono.
sigaretta, caffè della macchinetta (miscela lavazza, specificato) e si fanno le sei, i lemmings intorno a me cominciano ad agitarsi, si esce; nel sole del tramonto si riparte a bordo del bus e tutti leggono in silenzio, di nuovo.

Silvio, prima di passare la palla alla figliola prodiga, ha pensato proprio a tutto:
"parlo con te, caro dipendente, si proprio con te. non solo sarò così buono da darti un lavoro dignitoso e ben pagato ma ti permetterò di esercitarlo tutti i giorni in quest'oasi di pace e stile, fra giardini lussureggianti ed animali rari che si accoppiano mentre li guardi dalla finestra; e non c'è bisogno che tu vada a cercare altre cose fuori, ( anche perchè ho costruito la mia sede così lontana dalla civiltà che per raggiungere un tabaccaio qualsiasi faresti in tempo ad invecchiare e morire) qui c'è tutto quello che ti serve: il piccolo e grazioso supermercato, il nido per i tuoi figli, l'aria condizionata e le riviste gratis. guarda, quasi che potresti sdraiarti sui comodissimi divanetti del mezzanino e dormire qui, invece di tornare a casa dalla tua barbosa e marcescente famiglia, siedi e riposa, caro dipendente. dormi, sogna..siii cosiii..shhh"

c'è da dire che gli è venuto proprio bene, il villaggetto del lavoro sereno, le persone sembrano davvero serene e le piante sui pianerottoli sono vere, come i fottuti pavoni che continuano a strillare sotto la mia finestra, in calore. l'unica vera preoccupazione che mi nasce nel cuore alla triste dipartita è...ma questo posto non ha odore! niente affronti ascellari da parte dei colleghi, nessuna offesa varichinosa nei bagni, discreti e primaverili olezzi di asparago, al massimo, e niente defecatio aviaria, da nessuna parte. mah.
silvio, ne hai combinate di tutti i colori negli ultimi trent'anni..ma questa mi spaventa davvero: hai creato un impero bello, lucido e smagliante..ma senza odori! dove sono gli odori silvio? dove li hai nascosti? eppure sembrava tutto perfetto...tutta l'editoria italiana è tua tua tua tutta tuuuaaaa, ma forse la palmolive no. gli odori silvio, cribbio.

Thursday, May 17, 2007


un anno fa, di questi tempi, qualcuno faceva le valigie e se ne andava un pò come si esce dal parcheggio
del macdrive: sovrappeso, di fretta e di nascosto; tutt'ora non conosco l'esito del viaggio, i telefoni pesano e molti contorni svaniscono..e l'albero che cade da solo nella foresta in silenzio stavolta ci è caduto addosso, un pò per volta. buon viaggio.

Wednesday, May 16, 2007

it's a meeen's world part #2

A: "il servizio è sui problemi sessuali maschili..impotenza..eiaculazione precoce..queste robe qua""
B: "ah ok, quindi ci servono foto di uomini preoccupati"
A: "si..preoccupati ma a torso nudo...solo il viso diventa troppo psicologico"
B: "ok, vado e torno"

dopo ore di affannosa ricerca si ripresenta con trenta immagini di 30something baredchested

A: " mmmm non ci siamo...o sono troppo giovani e sembrano froci o sono troppo vecchi e sembrano renegade...questo ha un corno al collo!"
B: "credo sia un dente di squalo..."
A: "si..comunque non ce n'è uno normale..questa ecco andrebbe benissimo, bella luce peò..."
B: "però?"
A: "eh però lui è negro..."

uomini italiani, riflettete: su 10 agenzie fotografiche, per un probabile totale di diversi milioni di foto, la parola chiave UOMO porta solo questi risultati :
ninfetti froci
ninfetti e basta
ragazzo a torso nudo, troppo anni novanta con quel ciuffo da nick kamen
ragazzo a torso nudo zarro, con dente di squalo
negri (la sciura milanese andrà anche a cercarlo fino in jamaica il big bamboo...ma sulle pagine del suo giornale preferito NON lo vuole vedere)

fatevi fotografare, salverete il mio posto di lavoro.

Friday, May 11, 2007

i don't wanna be a star

Olga de Souza nasce nel 1968 ed è leone, lavora in banca, alla Caixa Economica Federal di Rio, finchè il suo amico Pelè non le consiglia di provare a sfruttare la sua bella voce e cominciare a cantare. Olga fa armi e bagagli e viene in italia ad insegnare Lambada finchè non viene scoperta e nasce il progetto Corona, nel 1991. Da qui parte una breve ma intensissima stagione di successo e popolarità: milioni di tredicenni scoordinati si muovono al ritmo di "this is the rythm of the night" indossando improbabili shorts cernierati abbinati a camicie di flanella e trascinano il proprio acne a seccare sotto strobo delle discoteche al sabato pomeriggio. Tredici settimane di successi che portano il singolone in cima alle classifiche italiane ed europee, cantato da jenny b (che riapparirà anni dopo al guinzaglio del piotta in un celebre video, ma questa è un'altra storia), ERA IL 1993.

Ben 14 anni dopo salgo su un tram nel caldissimo pomeriggio milanese: non indosso più shorts cernierati, grazie a dio, e mi siedo tranquilla e priva di acne. Sale un tizio alto e barbuto con un ghetto blaster sotto braccio, si siede anche lui e comincia a smanettare con rew e fwd sotto gli occhi allucinati delle sciure accanto a lui e finalmente preme play: escono, strombatissime e ad un volume inaccettabile, le note di "this is the rythm of the night" ed ho un sussulto.Ma come? Perchè? Quando pensavo di essere finalmente sfuggita all'orrore della pubertà e all'imbarazzo dei primi limoni sui divanetti del Jab un enorme scentrato mi si siede vicino e rovina tutto? con una versione in RUMENO della hit della mia prima adolescenza? qualcuno ride, qualcuno si sposta più in là. Io sono quasi intenerita. Prima di scendere lancio uno sguardo al bizzarro e anacronistico disturbatore , gli sorrido e penso che alla fine è andata bene così: io non sono più così goffa e ridicola, nessuno è più costretto a bere angelo azzurro e corona produce compilation bossanova. C'è un futuro per tutti, nonostante gli anni novanta.

Monday, May 7, 2007

6x6


Diane Nemerov è nata nel salotto di una buona famiglia di pellicciai newyorkesi, ha un fratello poeta ed un marito fotografo, lei ancora non sa cosa fare, a parte la moglie e la madre e l'assistente ai composti servizi di moda del consorte. Allan Arbus è però un marito innamorato di sua moglie e del suo mestiere: passa le giornate a fare reportage per l'U.S. army e le notti a spiegare a Diane il funzionamento di luci, pellicole e macchine fotografiche; lei lo ascolta sempre e sempre lo aiuta, sistema i fari, petttina le modelle, stira i vestiti e cambia le ottiche, apparentemente muta. il fatto è che a Diane piace fare foto, le piace talmente tanto che le formose giovani donne coperte di visone che entrano nel suo studio le sembrano troppo ovvie, pane di tutti i giorni, sicuramente non un soggetto "speciale" e un pò asettico, anche. il tempo passa e la Arbus non solo supera marito e fratello in popolarità ma viene chiamata ad insegnare in diverse scuole e riceve una enorme borsa di studio dalla fondazione Guggheneim diventando per tutti "la fotografa dei freaks", nomignolo restrittivo ma necessario dato che i suoi scatti più famosi ritraggono infatti emarginati, gente del circo, prostitute e storpi. A trent'anni dalla sua morte qualcuno pensa di dedicarle un film, forse per allargarne il profilo oltre i bordi di una foto "strana", un racconto poco fedele ma molto ispirato della sua vita e della sua passione, senza sicurezze biografiche ma sincero nelle intenzioni e nella restituzione della fame di immagini che sicuramente attanagliava Diane, sempre divisa tra il suo mondo queer e la rigida sala di posa. Il regista di Secretary ci racconta la storia di una donna troppo stretta nelle spire di una vita ordinaria che non le appartiene, talmente stretta che il suo desiderio di fotografare le cose si nasconde per un pò per piombare nella sua vita all'improvviso e tutto insieme, come qualcuno che aprendo la porta non riesca a tenere gli occhi aperti in pieno sole; a Diane piacevano le foto medio formato, nel film la si vede portare a tracolla una rolleiflex marrone, impugnarla con cautela ma fermamente, guardare piano dentro il pozzetto e cercare la destra e la sinistra che, in quel caso, sono invertite, metterci talmente tanto per scattarne anche una sola che lo spettatore medio si chiede se ci stia dormendo sopra. ecco, non sta dormendo, sta cercando: il mezzo è lento ma permette di pensare, dentro quel pozzetto c'è l'occhio umano e la sua perfetta visione quadrata, precisa, senza sbavature. curiosa tutta questa perfezione per riprendere una città, una persona, un oggetto che di imperfezione sono pieni, com'è ovvio e umano che sia. Lei prende in braccio la rolleiflex e noi pensiamo che stia per succedere qualcosa di importante ma non di intoccabile, di magico ma raggiungibile, qualcosa che ha talmente a che fare con la realtà ed il modo in cui la vediamo che diventa necessaria un pò di concentrazione, un pò di silenzio, qualcosa che non ha nulla a che fare con la battaglia analogico-digitale ma molto di più con noi stessi e il tempo che dedichiamo a guardare le cose, in generale. la fotografia non è un'operazione riflessiva, non sempre, non importa che sia lenta o veloce, importa come siamo noi, cosa vogliamo toccare o nascondere, cosa decidiamo di mostrare o corrompere, quanto siamo disposti ad aprire gli occhi davvero, per far entrare quello che guardiamo e ributtarlo fuori masticato e capito, forse.